Oggi leggiamo insieme un testo scritto dalla nostra socia Anna che, pur avendo solo 13 anni, mostra un talento letterario, nonché’ una maturità e una sensibilità davvero grandi.
Cara Sally, oggi è il 15 dicembre 1993, e sono passati 3 mesi dalla morte di Don Pino
Per me lui era come un padre, anzi è un padre, visto che i miei genitori, quando avevo un mese, mi abbandonarono per strada: Don Pino mi prese e mi portò nell’orfanotrofio più vicino. Fortunatamente, dopo tanti anni sono riuscito a ritrovarlo, e grazie a lui mi sono avvicinato alla Chiesa. Pino era più di un prete, era un amico, un fratello, un cugino. Se avevi bisogno potevi chiedere a lui, se stavi male c’era lui pronto ad ascoltarti. Era disponibile, gentile, premuroso e altruista con tutti, sia che tu fossi credente, sia che tu non lo fossi. Però negli ultimi anni era cambiato un po’: si isolava molto di più, non parlava più tanto con noi, non organizzava più grandi pranzi in oratorio e, soprattutto, non parlava più di sé.
Era un po’ che nelle sue prediche parlava di mafia e le uniche volte in cui riuscivo a parlare con lui, insisteva nel dirmi che si può ottenere quello che si vuole utilizzando la gentilezza e buoni modi, senza atteggiarsi come i mafiosi. Un mese fa aveva conversato con me e agli altri chierichetti, parlandoci proprio della mafia e spiegandoci quello che gli stava succedendo: un boss mafioso lo minacciava che l’avrebbe ucciso se avesse continuato a parlare di loro nelle sue prediche e se avesse continuato a incoraggiare i giovani a diventare gentili e leali. Questo perché se il Don avesse continuato a parlarcene, avrebbe tolto giovani alla mafia, a cui, diciamocelo, fanno molto comodo. Però lui non si è arreso e ha continuato a fare di testa sua. Io e i miei amici, cercavamo di convincerlo a fare come dicevano i mafiosi , ma non ci ascoltava.
La mattina del 15 settembre sembrava un giorno come tanti altri: c'era un bel sole e come tutti i giorni sono andato a scuola; dopo, come di consueto, sono andato a pregare e a dire un rosario con gli altri chierichetti e Don Pino
Lui, dopo essere stato a trovare i suoi genitori per festeggiare un po’ è tornato a casa.
Erano le 20.45 e in piazza Anita Garibaldi, dopo essere sceso dalla sua Fiat Uno bianca, una voce l’ha chiamato, lui si è girato e poi si sono sentiti degli spari.
È stata la serata più brutta della mia vita, ma una cosa l’ho imparata: chi uccide per mafia è solo una persona senza cuore e senza una vita libera, mentre chi viene ucciso per mafia, va portato nei cuori liberi di ognuno di noi.