La scarpetta magica (dal nostro inviato Nobody)

E’ del nostro attivissimo Vicepresidente Maurizio l’odierno racconto poliziesco
Grazie, Maurizio!
Buona lettura a tutti !
La squadra dell’ispettore Fornasini stava lavorando a un gruppo di “ragazzotti” (il capo aveva 24 anni) di Baggio che trafficavano in hashish e cocaina, che trasportavano dalla Spagna, dove un loro associato, latitante, manteneva i contatti con un colombiano che faceva da “seller” per il cartello di Calì e con alcuni marocchini che avevano scelto di trasportare hashish dal Marocco su un gommone, anziché dedicarsi al più faticoso lavoro di contadino. L’indagine stava procedendo bene in quanto, con finti controlli in Italia, Francia e Spagna, avevano già sequestrato 3 carichi da 100 chili di hashish ciascuno e un carico da 7 chilogrammi di cocaina.
 
Una sera il sovrintendente Rossi lasciò l’ufficio con la sua motocicletta dopo una giornata impegnata in un pedinamento fino alla frontiera di Ventimiglia. Mentre viaggiava sulla strada verso casa venne investito da un automobilista che fece un’inversione senza curarsi della motocicletta che sopraggiungeva. L’impatto violento si concluse con un ricovero in ospedale per una frattura. Dopo un paio di giorni Rossi venne dimesso e tornò a casa, abitava in zona Forze Armate e si lamentava del fatto che il medico gli aveva vietato di muoversi per una decina di giorni e la finestra della sala dava su un parcheggio sul retro di un supermercato, l’ideale per rimpiangere le ore trascorse in auto in appostamento verso i trafficanti.
 
In un pomeriggio di noia Rossi stava guardando dalla finestra quando riconobbe il capo dei ragazzotti di Baggio con due dei suoi. Rossi recuperò il suo binocolo e, felice, si pose in appostamento nella sua abitazione. Dopo una ventina di minuti di attesa giunse un uomo il quale, dopo avere parcheggiato, chiacchierò un poco con i “ragazzotti” dopo un’altra decina di minuti, uno degli accompagnatori del capo tornò con uno zainetto che consegnò al nuovo arrivato il quale lo mise nel bagagliaio e salutando si allontanò.
 
Rossi prese la targa e il modello dell’auto e subito telefonò a Fornasini chiedendo se dalle intercettazioni risultasse che i trafficanti avessero organizzato un incontro. Fornasini confermò che l’incontro sarebbe avvenuto nel posto che i trafficanti avevano indicato come “sotto casa di Mina” ma che non era stato ancora identificato dalla squadra. Rossi commentò che anche in malattia era riuscito a trovare un recapito del gruppo e che aveva uno spettacolare punto di appostamento.
 
Passò qualche giorno e il capo venne intercettato mentre fissava un incontro “sotto casa di Mina” che sarebbe avvenuto nel pomeriggio dopo avere consegnato “la scarpetta magica”. Per la squadra “la casa di Mina” era un luogo mentre totalmente incognita era l’indicazione in codice “scarpetta magica”. Fornasini disse ai suoi “una cosa per volta: oggi prendiamo l’acquirente, poi scopriremo cos’è la scarpetta magica. Subito venne portata una radio al sovrintendente Rossi, il quale mostrò la sua posizione di appostamento: una poltrona comoda vicino alla finestra, un tavolino con bollitore per il thè, binocolo, radio e telefono cellulare. A distanza dal parcheggio, dove non avrebbero potuto vedere nulla, si posizionarono 4 uomini della squadra con due automobili, inoltre un equipaggio della squadra volante venne fatto stazionare a poca distanza.
 
Le cose andarono come previsto, l’acquirente giunse in piazzetta consegnò una busta, sicuramente con il saldo della precedente consegna e l’anticipo di quella nuova, un ragazzo si allontanò e dopo pochi minuti tornò con una borsa per la spesa evidentemente piena che l’acquirente pose sul sedile anteriore destro della sua auto. Nessuno controllò il contenuto della busta o quello della borsa, la fiducia regnava sovrana anche perché le sanzioni in caso di fregatura non prevedevano l’elezione di domicilio e la nomina di un difensore di fiducia. Quando l’acquirente salì in auto Rossi avvisò i colleghi che iniziarono il pedinamento avvisando man mano della propria posizione la pantera della squadra volante che si stava muovendo su una strada parallela. Dopo qualche minuto, la volante giunse ad un semaforo dove passò l’acquirente. La pattuglia svoltò e si affiancò all’acquirente. Il capo equipaggio non mostrò alcun interesse alla macchina ma sprezzante si rivolse al conducente: “allora nessun rispetto per la Polizia? Sei passato col rosso davanti a noi. Accosta a destra e prepara patente e libretto”. L’acquirente obbedì e quando i due operatori della volante si avvicinarono alla macchina il capo equipaggio chiese “cosa c’è in quella borsa?”, subito approfittò dell’esitazione dell’autista per controllare la borsa ed esclamò al suo autista “mettigli i ferri”. Appena l’acquirente fu ammanettato e messo sul sedile posteriore della pattuglia di servizio, il capo equipaggio contò nella borsa 10 panetti da mezzo chilo di hashish e 5 panetti da un etto di cocaina. Avvisò la centrale che aveva effettuato un arresto annunciando il sequestro e chiedendo assistenza per il recupero dell’autovettura. La “casa di Mina” aveva portato un’ottima pesca alla squadra.
 
Quella stessa sera venne intercettata una chiamata e l’addetto alle intercettazioni riconobbe la voce dell’uomo che aveva chiamato il capetto: si trattava di un vecchio trafficante internazionale, il quale era il mentore del capo dei ragazzotti. La cosa strana era che il mentore era detenuto e doveva scontare una lunga pena proprio per una vicenda di traffico. Iniziarono i controlli partendo dalla localizzazione del cellulare del capetto, al mattino aveva fatto una chiamata nella zona vicina al carcere di San Vittore e dopo quasi due ore, ne aveva fatta un’altra davanti al carcere con la quale aveva fissato l’incontro sotto casa di Mina. Dai registri del carcere fu facile scoprire che era entrato con il permesso di visita, aveva incontrato il suo mentore e gli aveva fatto avere un pacco con cibo e vestiario, in particolare aveva consegnato un paio di scarpe da ginnastica nuove. Uno degli operatori della squadra commentò: “gli ha portato in carcere le scarpe da outdoor ma mi sa che con questa telefonata le userà solo indoor!”.