Scritto da Alessandro Petrella (studente della Scuola Secondaria di Primo grado Trevisani-Scaetta, classe 2D)
Mi manca l’aria aperta, il profumo dei fiori in primavera, la gioia di un goal, i giri in bicicletta con i miei amici e mangiare un gelato tutti insieme. Invece, da quando è cominciata questa brutta storia, è come se stessi rinchiuso in un “buco nero” dove non c’è tempo e la vita sembra trasformata.
Ad esempio, le mascherine che fino ad ora avevo visto solo sui volti dei dentisti e dei medici ora le indossano tutti; un’altra cosa strana sono i programmi TV senza pubblico, con le sedie vuote e gli ospiti che parlano dalle loro case.
La cosa che mi più ha spaventato di questo periodo è stato sentire parlare di “zona rossa”, cioè che nessuno può entrare in una città o un paesino dove è diffuso il contagio.
È stata una cosa incredibile, ma ho capito che restare a casa era la cosa giusta da fare per tutti.
Però mi ha anche colpito vedere le persone farsi coraggio e cercare di essere unite.
Per me, un momento bellissimo è stato quando siamo usciti tutti sui balconi a cantare l’inno d’Italia, anche se sarebbe stato più bello farlo per una vittoria della nostra squadra di calcio!
Non vedo l’ora che sia tutto finito: la prima cosa che farò sarà stendermi su un prato soffice a godermi la luce del sole.