Casa, dolce casa

Scritto da Chiara Siervo (classe 2A della scuola Secondaria di primo Grado Trevisani-Scaetta)

Mi sveglio da un altro incubo, non ho le forze di alzarmi dal letto sul quale passo la maggior parte del mio tempo. Quel tempo che non passa mai. Avvolgo le braccia intorno al cuscino e penso al mondo fuori. Rifletto ma non penso, fisso ma non guardo: quel punto sulla parete della mia camera vuoto come la mia testa, mi pare diverso.
Noto la polvere, forse dovrei dare una ripulita. Rotolo la retina, ma non muove un muscolo, mi sforzo nel trovare uno scopo in questa giornata grigia, come il tempo dall’altra parte del vetro. Non entra luce ma neanche buio, è un insieme di colori, non mi acceca ma mi dà fastidio.
Alla fine, mi alzo e raggiungo la cucina. In quel momento ti noto, accovacciata in un angolino.
Casa dolce casa, mia prigione in fiamme, mia cella senza sbarre. Sto iniziando a conoscerti sempre di più, mi soffermo sui tuoi dettagli più nascosti. Li avrò notati solo io, o anche quelle ombre che vivono con me? Non capirò mai chi sono, mi trapassano, mi guardano, mi parlano, mischiando parole incomprensibili. Ombre senza massa, si muovono ad una velocità che non comprendo, e non cessano la loro corsa. Sembrano non notare che tu stia andando a fuoco.
Prendo un respiro profondo e affannoso dal fumo e dalla cenere, ormai miei unici punti di vista. Mi pizzicano la gola ma non tossisco, sarebbe troppo facile così. Sono sempre scappata dai confini dei tuoi margini, non volevo scottarmi, bruciarmi la pelle più del dovuto, e ora viaggio senza sosta, sperando che un giorno potrò percorrere una strada che mi allontani dal tuo calore.
Chissà cosa vuoi dirmi. Tu non mi vedi, ma io ascolto le tue conversazioni mute. Le assaporo come un bambino con la storia della buona notte. Vuoi sussurrarmi qualcosa all’orecchio, vuoi bisbigliare i tuoi racconti e le tue esperienze. Fremi dalla voglia di essere ascoltata, lo vedo dal modo in cui tremi. Fai ballare le pareti a ritmo. Ti piace il casino, io invece lo detesto, ma non esistono cuffie o canzoni che riescano a coprire un rumore che non si sente.
Mi hanno rinchiuso qua dentro, ho sempre voluto evitarlo.
Mi rubi l’ossigeno per aumentare il tuo fuoco, tua anima e sostanza.
Forse la casa non è poi così dolce: ma sei viva, ti sento respirare, ansimi la notte, e non mi fai dormire.
Vorrei fuggire da te, ma quale alternativa ho?
Nella noia scavo tra i miei ricordi, rinchiusi sotto il mio letto, perché è lì che i mostri devono stare. Le pagine bruciacchiate di un vecchio diario. Hai rovinato pure questo. Non mi dai tregua, ti aspetti che io accetti la guerra, ma non lo farò; attendo il giorno in cui potrò abbandonarti, in cui potrò varcare le tue soglie.
Tratterrò il respiro se necessario, ma non ti farò vincere, non senza lottare.
Casa dolce casa, mia prigione senza entrata, perché mi rinchiudi proprio ora?
Perché non sopporti che io possa accettarti?
Lasciami vivere senza problemi e spegni il tuo fuoco.
Mi manca respirare aria pulita.

Casa, dolce casa racconti - Associazione ViviAdriano