Il crimine paga, in parte

Oggi è il nostro Vicepresidente Maurizio che torna a mettersi i panni dello scrittore per regalarci ancora una volta un racconto "poliziesco"
Grazie, Maurizio !
In Commissariato è entrato un avvocato per presentare una querela. Aveva la delega dei frati del convento-santuario di Padre Pio a San Giovanni Rotondo, un anziano che aveva vissuto sempre solo, devoto a Padre Pio, aveva fatto testamento lasciando ogni suo bene al convento. Dopo la morte dell’uomo, i frati avevano ricevuto dal notaio gli atti di proprietà e avevano avuto i beni immobili, (diversi appartamenti con box, alcuni magazzini e vari negozi affittati) un paio di consistenti conti correnti bancari e un conto corrente postale ma lamentavano di non avere ricevuto una consistente (nella querela c’era scritto proprio così) assicurazione/risparmio che il fedele aveva indicato nella lettera consegnata al convento.
La Polizia ha iniziato a cercare i fondi e ha trovato che, nel corso dei decenni, l’anziano aveva creato una serie di buoni postali per oltre novecentomila euro. La somma è stata poi stornata e depositata su un conto corrente postale aperto dall’uomo due giorni prima del decesso quando, a detta dei medici, era ricoverato in un letto di ospedale dal quale non avrebbe potuto spostarsi neppure con l’aiuto di qualcuno.
Il conto corrente era stato attivato mediante l’uso della patente di guida e il codice fiscale del devoto ma la patente aveva la fotografia che risaliva a diversi decenni prima. Il direttore dell’ufficio postale ricordava perfettamente l’episodio, in quanto si trattava del movimento di una somma importante e ricordava che il titolare dei buoni fruttiferi era molto anziano, non assomigliava affatto alla fotografia ma come avrebbe potuto riconoscerlo, aveva però il documento d’identità e, soprattutto, i buoni stampati a suo tempo da poste, ricordò anche che l’anziano era accompagnato da un uomo giovane di una trentina d’anni.
I soldi sono rimasti sul conto per pochi giorni poi sono stati trasferiti su un altro conto cointestato all’anziano e a un'altra persona, un nipote di una trentina d’anni. Dopo un’altra decina di giorni, i soldi sono stati spostati dal secondo conto ad un terzo intestato solo al giovane e da lì quasi completamente svuotato.
Tra il personale dell’ospedale sentito, ci fu un’attenta infermiera che ricordò che c’era una sorella del moribondo che, più degli altri parenti, si interessava all’uomo e, quando è stato chiaro che l’uomo non si sarebbe più ripreso, aveva preso le chiavi di casa e mandato il figlio a prendere i vestiti per l’ultimo viaggio.
Dal comune è arrivata la conferma che il giovane che aveva aperto il conto cointestato e il conto finale era proprio il figlio della donna che aveva gestito le pratiche per il funerale del fratello.
La perquisizione in casa ha fatto trovare oltre 20.000 euro in contanti altrettanti su carte ricaricabili, una Golf GTI acquistata con assegno tratto dal conto corrente e la patente dell’anziano defunto, non c’erano più dubbi sulla responsabilità dell’uomo che non ha voluto riferire il nome dell’anziano complice.
Il truffatore è stato inviato a processo ma era riuscito a far sparire quasi ottocentomila euro. Il crimine in parte paga anche se richiede un prezzo e l’uomo lo ha pagato nei rapporti familiari, oltre alla madre c’erano altri sei fratelli e sorelle con una dozzina di nipoti, tutti avrebbero avuto titolo ad ottenere una
parte dell’eredità, la “legittima”. I congiunti, da quel momento, hanno interrotto ogni rapporto con il parente ad esclusione di quelli legali cercando di recuperarne almeno una parte del denaro.