Sud, 1963

Oggi il racconto che vi presentiamo è davvero pieno di belle emozioni e di buoni sentimenti; chi l’ha scritto è un nostro caro amico che, socio attivissimo, ama ViviAdriano da sempre , e noi amiamo lui per la sua disponibilità’ e per il suo mettersi sempre a servizio del nostro quartiere e di chi ci abita )
Grazie, amico che vuoi rimanere anonimo, per queste tue bellissime e toccanti parole !
Buona lettura a tutti !
Non sono una persona fatalista e non ho mai creduto alle coincidenze. Eppure, da un po' di tempo a questa parte, me ne succedono di ogni tipo.
L'ultima, è di pochissimi giorni fa. Grazie ad una amica che l'ha consigliato in un gruppo di lettura, mi ritrovo a leggere il romanzo "Sud" di Mario Fortunato (Bompiani, 2020), in cui vengono raccontate le vicende dei componenti di una famiglia tra la fine del 1800 e i burrascosissimi anni '70 del XX secolo.
Proprio nei giorni in cui leggo delle vicende avvenute negli anni ‘60, ricevo un WhatsApp dalle mie sorelle.
Dei cugini hanno ritrovato un video del 1963 in cui si vedono i festeggiamenti del loro primo e sesto compleanno. L'hanno condiviso con noi grazie alla tecnologia che ben conosciamo.
E' un video a colori, senza audio, fatto in una casa, di quelli fatti con la cinepresa a mano. Meno di nove minuti in cui fatico a riconoscere la metà delle tante persone riprese. Riconosco degli zii e delle zie, la nonna. Tutti, ovviamente, molto giovani rispetto ai miei ricordi di uno nato dieci anni dopo quel video. Tutti elegantissimi, gli uomini in giacca e cravatta: anche un bambino ha il cravattino!
E poi… ci sono loro. I miei genitori. Entrambi scomparsi decisamente prematuramente, mia madre negli anni ‘80 e mio padre negli anni 2000. All'epoca hanno rispettivamente 23 e 24 anni. Sono giovanissimi, ovviamente sorridenti. Lui con l'immancabile sigaretta si vede che sta aprendo delle bottiglie di quello che immagino sia spumante, lei che prende un dolcetto da un vassoio. Si sarebbero sposati due anni dopo.
E' un tuffo al cuore.
Mi vengono in mente mille domande sui loro sogni, sui loro desideri, su come quel giorno immaginavano il loro futuro di coppia, di famiglia.
E invece.
Di come il destino della malattia li ha prematuramente divisi.
Di come ho potuto ricostruire negli anni le grosse difficoltà che hanno dovuto affrontare personalmente e come coppia, con l'emigrazione dalla provincia barese alla metropoli milanese in cui non conoscevano praticamente nessuno.
Di come hanno messo in piedi una famiglia che ha deragliato per via della malattia, della difficoltà. Per poi ritrovarsi anni dopo.
Ma loro non hanno potuto conoscere bene il futuro dei loro figli. Mia mamma non ha mai potuto conoscere nemmeno generi e nuora, nemmeno vedere avviati i propri figli al mondo del lavoro. Mio papà è mancato un mese prima della nascita del mio primo figlio.
Questo racconto vi sembrerà fin troppo malinconico e cupo. Me ne scuso: da un lato il loro non vissuto è fonte per me di continue riflessioni sul come viviamo il nostro quotidiano, di come dobbiamo spendere al meglio il tempo che ci è dato. E di come, per loro, sia stata una storia completamente spezzata in più parti, in maniera irreversibile e drammatica.
Dall'altro, mi rimangono impressi i sorrisi che potete vedere allegati a questo racconto, che mi sono permesso di rubare da un fotogramma del video.
Racconta di come bisogna godere del nostro tempo, del nostro quotidiano, del nostro essere qui ed ora (come dicono quelli bravi!). E che, se il destino fa andare le cose come non vogliamo, magari possiamo fare qualcosa per far andare al meglio anche un solo giorno. Magari solo un sorriso, ma che rimane per sempre impresso nei cuori di chi ci sta attorno. O che magari vede quel fotogramma quasi 50 anni dopo