Oggi leggiamo insieme un bellissimo testo scritto in occasione della giornata (appena passata) dell’8 marzo dalla nostra carissima amica Antonella Zanca
Grazie, Antonella! E …saluta, da parte di noi Vivadrianini, la tua mitica mamma Lisetta
Sono figlia dell'"io sono mia" e pure di un uomo che rispettava e amava le donne a partire da quelle che venivano trattate male in famiglia e per le quali si batteva, sempre.
Sono figlia di un uomo che considerava regalare la mimosa un gesto di rispetto, dovuto, unico uomo che mi ha fatta sentire bene nel riceverle.
Discendo da donne importanti, quelle due sorelle, Giannina e Lisetta, che non si sono mai chieste se da donne si sarebbe potuto o meno fare qualsiasi cosa, l'hanno fatto e basta e sono state così caparbie e teste dure che nessuno è mai riuscito a mettere loro i bastoni tra le ruote.
Sono figlia di una femminista che sventolava i reggiseni e veniva con me a manifestare, ma anche di una persona che ha sempre fatto della libera scelta, in tutto, il suo credo.
Così mi ritrovo ancora, anche nel fastidio dato dall'appiattimento del mondo che ci circonda, a riparlare dell'8 marzo come giorno importante.
Si chiama "Giornata internazionale della donna", è un giorno dedicato al pensiero, al rispetto, all'analisi dei problemi.
Un giorno intero in cui pensare alle donne di tutti quei luoghi in cui essere donna è difficile; un giorno in cui riflettere sulle cose da fare per rendere davvero libere tutte le donne; un giorno in cui focalizzare il pensiero sui diversi, ma diversi da chi?
Voglio abolire dal mio vocabolario la parola "normale". Nessuno può decidere cosa sia normale e cosa non lo sia.
Essere donna è la speranza di accogliere idee e pensieri, sempre. Anche tra donne, mai oltranziste.
Non voglio cadere nel facile giudizio che porta al pregiudizio.
La strada è lunga e non sarà cosparsa di mimose, neppure sfiorite o secche