Fatti di vita vissuta in Via Gherini e dintorni – 15 aprile 2023

Oggi è di nuovo il nostro amico Danilo Legnazzi che ci delizia con un altro dei suoi imperdibili racconti
Grazie, Danilo, con la tua scrittura piena di ricordi emozionanti, e a volte molto ironici, ci fai sempre andare indietro nel tempo con il sorriso sulle labbra.
Buona lettura a tutti !
Sono nato nella Clinica Santa Rita di Milano il giorno 2 di novembre del 1955 … e come diceva Gigi Proietti, nato nello stesso giorno di un altro anno, la data è quella che è!!! Se poi si aggiunge che, nel seminterrato dell'edificio di Via Treviso 1, dove la mia famiglia abitava al terzo piano, c'era il laboratorio del falegname Consonni specializzato in fabbricazione di” Casse da morto” che metteva. in bella mostra poi nel cortiletto interno, che allora mi sembrava enorme , le premesse stile famiglia” Addams “ ci sono tutte: è forse per questo che quando trasmisero i telefilm di questa serie negli anni ‘60 mi piacquero subito molto e col senno di poi credo che, nonostante le loro tante stranezze, l'idea di unità familiare e del grande amore romantico ed eterno dei due coniugi dimostrato in modo macabro ma sincero, oltre alla simpatia degli altri componenti, abbia fatto breccia in tanti di noi.
Ho un vago ricordo dei binari del tram che passava in via Padova, della scritta dello spedizioniere BLORT posto all'angolo della via Benadir, del profumo di caffè della torrefazione di via Padova e dei momenti di svago e gioco sui rialzi dell'acquedotto di via Don Orione davanti alla Mutua, quando ancora vi si poteva accedere, e dove i ragazzi giocavano a palla o con i pattini a rotelle in tutta sicurezza, mentre i più piccoli se ne stavano sulle loro carrozzine, quelle ancora con le sponde in lamiera dipinta stile “ dopoguerra”.
Intorno alla Chiesa di San Giuseppe di via Don Orione avevano costruito dei complessi scolastici e i loro campi da gioco erano più bassi rispetto alla strada; si potevano così sentire così solo le voci degli alunni che vi giocavano. Solo dopo qualche tempo capii che non avevano scavato apposta per realizzarli, ma avevano utilizzato già il terreno ribassato così come trovato dato che nei tempi addietro, lungo i lati della via, c' erano cave da cui estraevano sassi. Infatti, anche il terreno all'angolo tra via Padova e via De La Salle, dove è stato costruito poi il Supermercato, era più basso. La primissima ubicazione dello stesso supermercato in realtà era nei locali di via Padova davanti al monumento ai Caduti, fu poi trasferito all’angolo di via De La Salle negli anni ‘60, e i locali lasciati liberi furono poi occupati da un negozio di ottica ed una agenzia bancaria.
Apro una parentesi a riguardo del territorio di Crescenzago: altre cave erano presenti lungo la via Meucci e la via del Ricordo, anzi quella sull'angolo con via De Notaris rimase tale fino ai primi anni ‘70 e per tutti i ragazzi della zona era diventata il campo da Moto-Ciclo Cross preferito e anche il più comodo, visto che l'altro utilizzato era dietro lo stabilimento FALK di Sesto San Giovanni.
Alla fine, anni ‘50 la mia famiglia si trasferì verso il ponte di Crescenzago per l'esattezza in via Amalfi 11, in quell' edificio con mattoni rossi a vista e balconi colorati di blu che posto in posizione strategica era ed è ben visibile sia da chi arriva dalla vicina Cascina Gobba che da piazzale Loreto. Lo si vede distintamente e nelle belle giornate senza nubi gli fanno da contorno -stile cartolina o foto ricordo- le cime delle montagne retrostanti. Via Amalfi è lambita dal Naviglio ma vi scorreva anche un piccolo e breve fossato, poi intubato e ricoperto e quindi le abitazioni avevano un ponticello di transito per accedere al loro interno. Davanti alla curt di Munt e davanti all'ex Comune si possono ancora vedere le pietre inclinate che permettevano il lavaggio e risciacquo dei panni da parte delle massaie che con l'acqua corrente avevano lì la loro postazione di lavanderia. Il ponte precedente non era piatto come quello odierno ma arcuato sia per permettere il passaggio delle barche o chiatte spinte dalla corrente, sia per consentire che sotto di esso sulla alzaia potessero transitare i cavalli che dovevano trascinare controcorrente al ritorno i barconi, una volta scaricato il materiale trasportato.
I giochi di allora per noi maschietti, erano il pallone( per chi l'aveva), le biglie, e le figurine, ma il massimo del divertimento era avere nel gruppo qualche ragazzo più grande, che possedesse il
cosiddetto “Carelott “, ovvero un giocattolo realizzato con tavola di legno e 4 ruote ricavate da cuscinetti a sfera di acciaio altamente rumorosi e molto performanti per fare le sbandate, un asse di legno al posto del manubrio messo talmente in basso che per riconoscere i guidatori di tali mezzi era sufficiente guardare le nocche delle mani perché erano sbucciate dall'attrito delle stesse contro il catrame, inevitabile danno collaterale di curve o cadute. Noi bambini più piccoli ed esili eravamo usati in coppia come dei motori fuori bordo, seduti al contrario sulla tavola di legno dietro all'autista; spingevamo con i nostri piedini il mezzo fino a risalire la pendenza stradale dell'inizio di via Amalfi sgombera di auto, che sul ponte aveva il suo punto più in alto pari al livello di ingresso della farmacia e del panificio; ecco perché quando hanno fatto quello nuovo ,hanno dovuto realizzare dei gradini e lo scivolo di accesso ai negozi, altrimenti ci sarebbe voluta la scaletta per entrarci. Arrivati in cima alla strada si effettuava una inversione di marcia e poi …via! Si sfruttava la naturale discesa che permetteva di acquistare velocità ed arrivare fin quasi al cancello di casa, sempre salvo cadute o sbandate. Che io sappia, comunque, anche se non c'erano sponde o protezioni in metallo come oggi, nel naviglio non è mai caduto nessuno e se c'era qualcuno dentro era solo d'estate perché voleva fare il bagno o, in tempi precedenti, semplicemente lavare il corpo. Non dimentichiamoci che allora nelle case di ringhiera non esisteva il locale bagno con vasca o doccia, c'era il secchio grande del bucato fatto di legno o di metallo e con quello ci si arrangiava a turno, salvo recarsi alle docce pubbliche di via Esterle di fronte deposito ATM vicino al ponte FS di via Padova e poi trasferite nello spazio della Piscina estiva Cambini .
Quando venne l'ora di iniziare la scuola elementare a 6 anni nel 1961, io già mi ero trasferito nella vicina via Gherini e tutto il mio percorso scolastico l'ho fatto mentre abitavo lì; fu il periodo che ricordo con maggior passione, il passaggio da bambino all'adolescenza e quindi alla gioventù. Più passa il tempo e più sento mia e come me chissà quante altre persone la inarrestabile realtà espressa nella canzone del Ragazzo della via Gluck,: i ricordi, il cortile, la via, le amicizie e il verde che sparisce...anche se noi di Crescenzago non possiamo lamentarci, infatti abbiamo sempre avuto il parco Lambro a poca distanza e, in tempi recenti, i parchi verso via Ponte Nuovo o verso Sesto, con le piste ciclabili, le panchine, l'illuminazione e l’area cani, hanno reso appetibile a tanti venire o restare qui a vivere. L'unico grosso problema è la viabilità, la strozzatura di Via Adriano verso il ponte che è nota a tutti da tanti anni; anche l'aumentato numero di auto dei residenti crea qualche problema per uscire dal quartiere, speriamo trovino la soluzione migliore nel più breve tempo possibile.
Tornando al tempo che fu, inizia l'esperienza della scuola; qualcuno aveva già fatto anche l'Asilo in via Padova e adesso tutti i remigini, così erano soprannominati gli scolari della prima elementare che aveva inizio il primo ottobre, giorno di San Remigio, si ritrovavano in via Brambilla pronti alla partenza dei 5 anni da fare lì, accompagnati nei primi giorni da qualche genitore o parente e poi man mano lasciati a sé stessi nel fare il tragitto casa-scuola, tanto ci si conosceva tutti e tutti a piedi si raggiungeva la scuola e poi all'uscita tutti verso casa con stesso orario di ingresso e uscita; i più “scomodi” erano quelli che abitavano verso la Gobba o verso via Ponte Nuovo che come zona appartenevano a questa scuola, mentre gli altri di Via Padova o Palmanova andavano in via Bottego.
Quindi tutti in fila, tutti con grembiule e fiocchetto e tanti con macchie di inchiostro sgocciolato dal tragitto pennino- calamaio di vetro incastrato nel banco biposto. Dopo la pausa per le elezioni politiche del 1963 con piacere trovammo una sorpresa: erano spariti i banconi ed ora ognuno aveva il suo tavolino e la sua sedia, non si usava più il grembiule ma una casacchina scura e un cravattino rosso e di lì a poco anche la biro avrebbe sostituito i pennini-calamaio-inchiostro-foglio assorbente.
Spesso all'uscita di scuola stazionava uno scooter Vespa che al posto del secondo sedile passeggero aveva montata l'attrezzatura per fare lo zucchero filato e chi se lo poteva permettere lo acquistava mentre gli altri restavano con l'acquolina in bocca. A volte venivano distribuiti gli album e qualche bustina di figurine Panini in omaggio, poi il resto te li dovevi comprare in edicola per completare il tutto, con qualche soldino accantonato dalla mancia della domenica; anch'io riuscii a fare quello dedicato alla Storia del Risorgimento e poi più avanti nel tempo, quello dedicato ai cantanti.
Nell'estate del 1966 ci fu la novità dell'ora legale e poi verso la fine dell' anno, un giorno fuori della scuola media allora frequentata, non distribuirono le solite figurine per album ma un foglietto dove si annunciava la morte del grande Walt Disney, papà dei grandi cartoni animati che hanno fatto e tuttora fanno sognare e divertire i bambini e i loro genitori in tutto il mondo.
Il tempo trascorre ed ecco che noi alunni ci ritroviamo tutti o quasi a frequentare la Scuola Media più vicina, quella di Via Narni là nel Parco Lambro con ancora la via Palmanova attraversabile all'incrocio semaforico di via Orbetello; allora transitavano solo i tram Gialli diretti verso Vaprio o Concorezzo e l'unica divisione per noi ragazzi era quella tra le sezioni classe A di chi aveva scelto la lingua inglese o B di quelli che avevano scelto francese o si erano ritrovati lì punto e stop! La divisione più tangibile fu quella venutasi a creare verso la fine degli anni ‘60 quando con l'arrivo della nuova linea 2 della metropolitana e la condivisione sia dei binari che dell'unica banchina di fermata sia per Cimiano che per Crescenzago, la via Palmanova fu cintata per sicurezza su ambo i lati e per raggiungere la scuola o l'altro lato della strada bisognava utilizzare i nuovi sottopassi.
Quando oggi vedo gli scolari delle Medie andare o venire da scuola con cartellette e zaini o trolley pesantissimi, non posso non ricordare che quelli della mia età alle scuole medie andavano con il materiale avvolto da una cinghia elastica che racchiudeva il diario, un quaderno e il libro del giorno di quella materia, l’astuccio con biro, gomma e matita, la squadra e la riga di plastica, utilizzata più per gareggiare a scherma che per disegnare e nei giorni di Educazione fisica una sacca di tela con dentro le scarpe da Tennis ( identiche a quelle della canzone di Jannacci ) Eppure non mi sembra che siamo risultati meno istruiti degli altri, anche tra quelli della nostra età ci sono state persone che, terminate le scuole obbligatorie, anziché entrare subito nel mondo del lavoro hanno scelto o potuto scegliere di proseguire gli studi superiori e l'università, oppure frequentare le scuole professionali triennali, magari con maggior sacrificio e rinunce frequentandone i corsi serali alternando così
il lavoro diurno con lo studio serale: altro che happy hour, bar, palestra, cinema o ballo serale!!!
Ogni tempo ha i suoi usi e costumi e possibilità economiche, allora certe cose non potevi permettertele, per quanto mi ricordo la vita aveva dei costi che rapportati alla mancia ricevuta la domenica, limitavano molto gli acquisti, ad esempio il biglietto dell'autobus costava 50 lire, un giornale quotidiano 50 lire, un mini cono gelato 30 lire, un ghiacciolo 25 lire, una gazzosa 40 lire ,una focaccina per merenda 30 lire, se con sopra un po' di pomodoro 50 lire, ingresso cinema dell'oratorio 50 lire e al cinema di quartiere 220 lire posti davanti o primi posti e 180 lire per i posti dietro.
Per fortuna mia zia, maggiore di me di solo 10 anni, mi aveva preso a benvolere e quasi come un fratellino mi portava con sé al cinema a vedere qualche film e fu così che per la prima volta negli anni 62/63 nei cinema di terza visione o di quartiere come si suddividevano allora le sale (1a Visione in Centro,2a visione allargata verso la circonvallazione e poi 3a visione o visione ulteriore o i cinema di quartiere, in totale a Milano c'erano allora circa 130 sale cinematografiche)
entrai nel Cinema Zodiaco per vedere “Il Conte di Montecristo” versione del 1961 e qualche mese dopo al Cinema Moderno per vedere “Blue Haway” con Elvis Presley, che non sapevo neanche chi fosse, salvo aver visto il suo viso sulla copertina del disco 2It's Now or never”, versione americana del famoso brano “O Sole Mio” edita dalla RCA con quelle incisione ricche di suoni caldi e pastosi, che proprio mia zia possedeva e che quando andavo a casa dei nonni in via Padova 288 ed avevano un mobile radio, per me gigante con in alto un coperchio che celava il piatto giradischi marca GBC,io ascoltavo insieme agli altri suoi, oltre a quelli delle fiabe sonore. Dopo qualche anno anche io divenni ammiratore di Elvis il ritmo del rock and roll è troppo trascinante, ma in quel film non erano i brani rock ad attirare la mia attenzione; ad un certo punto Lui, il Re del Rock, viene invitato dalla nonna della ragazza a cui faceva la corte a far festa a casa loro e lui si presenta con un regalo: un carillon da cui parte la melodia del brano ”Can't help falling in love” brano con cui negli anni a venire avrebbe concluso tutti i suoi spettacoli con un gran finale in crescendo vocale pazzesco. Si dice che solo una volta cambiò la scaletta dello show inserendo a sorpresa al termine una sua versione al pianoforte del brano “ Unchained Melody” brano del 1955 ma reso famoso come colonna sonora del film “ Gosth “ del 1990,ebbene seppur gonfio, ingrassato, affaticato e madido di sudore, Elvis ne fa una versione da pelle d'oca e, vuoi per il tema espresso dalla canzone o per la sua intensa e sofferta interpretazione, è considerata da tanti il suo Canto del Cigno, visto che si sentì di doverla cantare in quel momento e che fu anche l'ultimo suo concerto, dopo qualche settimana morì .
Adesso con internet si può esplorare un mondo di notizie e bello vedere che non era per l'appunto il solo Re del rock'n'roll o il mediocre attore di film commerciali. La sua passione per il Gospel e
il suo affrontare temi sociali solo in 2 canzoni : In the Ghetto e If I can Dream ispirata al discorso di Martin Luther King, ucciso proprio nella sua città à di Memphis nell'aprile 1968,ne fanno apprezzare la sua unicità nonostante lo stile di vita non proprio integerrimo.
Anche io ho avuto la fortuna di viaggiare negli USA e far tappa a Graceland, la sua dimora vicino all'aeroporto di Memphis-Tennesse, purtroppo era un giorno di novembre dedicato ai Veterani di Guerra, tutti gli hotel erano strapieni e non potendomi trattenere almeno un giorno, ho potuto solo ammirare dall'esterno la sua casa, comprare qualche memorabilia e poi tornare in aeroporto. Sigh!!!
In un Cinema di prima visione misi piede per la prima volta nel 1966 accompagnato da mio nonno a vedere il film “ La Bibbia” di John Huston e l'estate successiva per la prima volta con tutta la mia famiglia e con quella dei signori Villa, nostri vicini ed amici, andammo alla proiezione serale ed all'aperto nel cortile dell'oratorio San Luigi in via Berra dove su mega schermo da 5 metri per 9 fu
proiettato lo spassosissimo film :” Questo pazzo, pazzo, pazzo mondo” con Spencer Tracy.
Per quanto ricordo. allora gli unici 2 juke box fruibili nelle vicinanze di dove abitavo erano posizionati : uno nel bar-latteria di via Adriano i cui gestori venivano dal Mantovano e l'altro nel bar-latteria dia via Padova 286 gestito dal Signor Pucci, con tanto di targa “Gelateria Pucci” fissata sul bancone davanti all'onnipresente macchina Carpigiani per fare il gelato. Per la verità il juke box d'estate veniva spostato verso il giardino nel cortiletto interno e quindi quando era in funzione diffondeva la musica non solo per agli avventori ma anche per i condomini dei numeri civici 286/288 e nei cortili confinanti e sulle scale e dai balconi delle case si potevano ascoltare le canzoni.
Sapete quale è la prima che mi ricordo delle tante ? “Please, please me” dei Beatles, selezionata più volte dai giovani frequentatori di allora, 50 lire una canzone, 100 lire per 3 brani. Se quì a Milano il primo ricordo di brani dal juke box era dei Beatles, al mare dove andavo al Lido di Volano nella riviera Ferrarese, dove abitavano i miei parenti materni, il brano più gettonato era : “Ora sei rimasta sola” di Celentano, dapprima bel nitido all'ascolto e poi con il passare dei giorni, dell'uso e della sabbia che si infilava dappertutto, aveva un fruscio di sottofondo sempre più presente: altro che suono stereo-hi.fi o MP3!!!
Nel percorso scolastico tra la seconda e la terza elementare c'era un esame da sostenere ed avendolo superato ricevetti come regalo una bicicletta usata marca Ottusi.
Il signor Ottusi abitava anche lui in via Gherini ma aveva il negozio sulla via Padova angolo via Celentano ( non il cantante, ma il pittore).
Alla fine delle elementari mia mamma assecondò il mio desiderio di avere una chitarra e come premio per il passaggio alle scuole medie mi regalò una chitarra marca Crucianelli, acquistata nell'unico negozio di articoli musicali allora esistente più vicino a noi, che era situato in via Porpora, se ricordo bene all'angolo con via Accademia e bisognava salire parecchi gradini per accedervi; all'interno una gentile e competente signora accoglieva e consigliava i clienti, mentre un bel e grande cane da guardia vigilava la situazione.
Non ho mai imparato a leggere le note sul rigo musicale, ma da autodidatta ho imparato 4 accordi e con quelli me la sono sempre cavata: la musica mi ha sempre incantato!
Quando la Banda musicale di Crescenzago sfilava per le vie del quartiere nelle feste, io fin da piccolo la seguivo ovunque e mia mamma sentendo le note risuonare nell'aria si metteva il cuore in pace sapendo che non sarei rientrato prima di mezzogiorno avendo seguito la stessa fino al monumento dei Caduti in via Padova o fino alla sede Combattenti in fondo via Meucci. Che bei Tempi…
A proposito, sapete chi si era trasferito con la propria attività anche lui in via Gherini ?
Il signor Consonni, sì, proprio quello delle casse da morto! Così adesso avevo una panoramica completa dal balcone di casa mia: sulla destra casse ad asciugare e sulla sinistra la visione dei tetti delle Cappelle Familiari del Cimitero di Via Del Ricordo, praticamente un contorno stile Famiglia Addams e Hallowen tutti i giorni!!!
Inoltre alcuni giorni assistevo ad una scena da Candid-Camera: alcuni giovani operai delle ditte in zona passavano di lì nell'ora di pranzo e tanto per svagarsi un po' non trovavano niente di meglio che nascondersi apposta all'interno della cassa aperta e messa inclinata ad asciugare sul marciapiede appoggiata al muro, sostavano qualche momento in attesa del rumore di qualche macchina in transito e quando questa era vicina, loro uscivano dal nascondiglio e riprendevano il loro tragitto come niente fosse ,lasciando alquanto perplesso l'autista che passando mai si sarebbe aspettato una simile sorpresa . Per fortuna non è mai successo nessun incidente!
Grazie a tutti per la vostra attenzione, un saluto dall’ex ragazzo della via Gherini, Danilo Legnazzi