Hirk

Oggi il nostro attivissimo socio Maurizio ci regala un racconto che ha per protagonista uno specialissimo cane poliziotto
Grazie, Maurizio!
Buona lettura a tutti !
Il neo Sovrintendente Passanti, al termine del corso di formazione all’Istituto di perfezionamento della Polizia di Stato a Nettuno, era stato assegnato, come da prassi, al terzo Reparto Mobile della Polizia di Stato a Milano. Passanti si è trovato così ad affrontare il suo periodo di gestione dell’ordine pubblico come comandante di una squadra.
Alla caserma di via Cagni, oltre al Reparto Mobile, vi era anche la sede del nucleo cinofili della Polizia in Lombardia. Quando rientrava dal servizio esterno Passanti doveva passare davanti alla zona degli alloggiamenti dei cani. In parecchie occasioni si fermava a scambiare quattro chiacchiere con gli addetti del reparto. Apprese così molte informazioni sui cani e sulla loro origine e la loro formazione.
I cani delle forze di Polizia erano tutti pastori tedeschi, provenienti da allevamenti selezionati: i cuccioli costano molto di più dei loro fratelli di nidiata in quanto le forze di Polizia, quando devono sostituire gli animali troppo anziani scelgono i cani facendo loro esami veterinari e test attitudinali quindi, quasi sempre, i cani scelti per il loro fiuto lavorano effettivamente alla ricerca di stupefacenti, esplosivi oppure persone.
Poi ci sono i cani d’attacco scelti per le loro dimensioni, la loro ferocia e la capacità di eseguire degli ordini. Pare che il nucleo sia stato costituito dopo l’attentato all’aeroporto di Fiumicino del 1985.
Al reparto cinofili di Milano vi era una leggenda: Hirk! Gli istruttori raccontavano che tutti loro erano stati morsi dai cani almeno una volta e che tutti i cani avevano morso almeno un istruttore. Tutti tranne Hirk. Lui aveva morso almeno una volta TUTTI gli istruttori. La curiosità aveva fatto il resto e Passante voleva vedere Hirk ma la “stella del reparto” non era dello stesso parere: quando rientrava non cercava la compagnia degli altri cani e stava spesso nell’area più nascosta che gli altri cani avevano, per puro spirito di conservazione, deciso di concedere al più grosso e prepotente tra loro.
Una domenica Passante venne inviato con un contingente in una delle città lombarde dove sarebbe avvenuta una sfida di campionato tra la squadra di calcio locale e una con la quale vi erano feroci contrasti. Al controllo del personale e dell’equipaggiamento incontrò l’addetto al reparto cinofilo che disse: ”Oggi incontrerai Hirk, sul mezzo c’è lui”
Arrivati allo stadio, dopo tutte le formalità del filtraggio ai cancelli e dei controlli, Passante con venti uomini venne posizionato in campo, sotto la curva nord, quella dei tifosi di casa più esagitati. Erano gli anni Ottanta, altri tempi rispetto a quando l’UEFA impostò l’obbligo degli steward e il divieto degli uomini in divisa in campo.
Pochi minuti prima dell’inizio della partita fece il suo ingresso in campo l’unità cinofila: l’addestratore sembrava minuscolo in confronto a Hirk che probabilmente era sì un pastore tedesco, o almeno così diceva il pedigree, ma era veramente enorme, con una criniera che lo faceva sembrare un leone e incedeva verso lo spazio dietro la porta sotto la curva nord ringhiando verso i tifosi.
Poco dopo l’inizio della partita i tifosi di casa reclamarono un calcio di rigore contro il parere dell’arbitro, dimentichi di quanto detto dal sommo poeta: “Rigore è quando arbitro fischia!”. Una decina dei più esagitati si avventò sulla cancellata arrivando rapidamente in cima per entrare in campo: Passante con i suoi uomini si prepararono ad intervenire ma il conduttore di Hirk lanciò l’ordine di attacco: un attimo dopo il terribile si avventò contro la cancellata con le zampe anteriori che si allungarono lungo la cancellata, gli occhi iniettati di sangue, le zanne scoperte ringhiava feroce, per quanto trattenuto dal guinzaglio dell’istruttore sembrava implorare i tifosi in cima alla cancellata: “Vi prego venite in campo, non mangio da diversi giorni, VENITE”.
Hirk stava mostrando chiaramente le sue intenzioni e tutti i tifosi della curva che si trovavano ancora alla base della cancellata fecero un rapido arretramento di un paio di metri che li mise fuori dalla portata di quelle mascelle. Rimase la decina che si trovava in cima alla cancellata. Si dice che poco prima di morire passino davanti agli occhi le immagini della vita, certo i tifosi lassù in alto ricordavano chiaramente le suggestioni del catechismo con il ricordo dei martiri cristiani durante le persecuzioni chiusi dentro al Colosseo con i leoni (i quali, a dispetto del pedigree, avevano un qualche rapporto di parentela con Hirk) che si avvicinavano per sbranarli.
I malcapitati tifosi non potevano neppure scendere all’interno in quanto avrebbero dovuto calarsi lungo le sbarre proprio a portata delle fauci e nessuno di loro era disposto a sacrificarsi per consentire la salvezza degli altri. Dopo un minuto lunghissimo per tutti, eterno per la decina in cima alla cancellata, l’istruttore richiamò Hirk e la decina potè scendere e ricongiungersi agli amici ben lontano dalla cancellata.
L’ordine pubblico della partita da quel momento fu garantito e, al termine, bastò l’uscita di Hirk per allontanare i tifosi che stavano aspettando gli avversari fuori dallo stadio. Hirk fece il suo dovere.