Irruzione nell’ovile

Oggi è ancora il nostro Maurizio che ci regala un altro racconto poliziesco , anche questo ricchissimo di colpi di scena
Grazie, Maurizio!
Buona lettura a tutti !
Era in corso un sequestro di persona a scopo di estorsione, la conseguenza era la solita: ferie saltate, straordinari senza fine, la parola turni aveva cessato di avere un qualsiasi significato, qualunque altra indagine aveva cessato di essere importante. La squadra dell’ispettore Ercolini non era direttamente impegnata nell’indagine ma doveva fornire ogni tipo di supporto a chi stava svolgendo le indagini: le auto di servizio erano a loro disposizione, personale in sala ascolto, quando serviva un appostamento era ammessa una sola domanda: dove dobbiamo andare, e una sola risposta: stiamo andando.
Ad un certo punto il pool interforze che indagava sul sequestro aveva fatto un grosso passo avanti, dalle intercettazioni e dai pedinamenti avevano localizzato un basista del gruppo un pastore sardo nell’area di Acqui Terme, che i sequestratori fossero sardi lo aveva capito l’emissario della famiglia già alla prima telefonata.
Il responsabile del gruppo investigativo aveva chiamato Ercolini e gli aveva comunicato che sarebbe stato il responsabile di un servizio di appostamento molto discreto in attesa di un prossimo intervento quando sarebbe stato ritenuto necessario. I componenti dell’Arma nel pool avevano già provveduto ad avvisare i Carabinieri del posto: loro avrebbero fornito eventuale assistenza logistica ma non avrebbero fatto passare nessuna macchina nella zona interessata. Ercolini pensò poveretti, lavorare in campagna dove non succede nulla di importante e, una volta che ti capita qualcosa attorno, l’unica attività che devi fare è non disturbare. Prima di iniziare l’attività Ercolini passò dalla caserma e incontrò il comandante: un caffè schifoso dalla macchinetta, due chiacchiere e, soprattutto la promessa di tenerlo informato appena avvenuto l’intervento in modo da poter aggiornare i propri superiori prima dei giornali e di non essere accusato di non sapere cosa avviene nel suo territorio.
Per l’appostamento era stato trovato un casello ferroviario abbandonato, si poteva parcheggiare una macchina in un posto invisibile, dalla strada, era alto e aveva una finestra che dava una vista spettacolare sull’ovile e sulla casa del sardo. Il servizio iniziava la mattina presto e finiva la sera tardi, giusto il tempo per tornare a casa una doccia, una cena due chiacchiere e dormire poi da capo. L’esito era stato invece scarso si nell’ovile vivevano quattro uomini che andavano raramente ad acquistare qualcosa in paese e avevano scoperto quanto allevare pecore fosse faticoso: oltre al resto della cura le pecore devono essere munti quasi continuamente! Hai voglia quanto sono meglio le mucche!
Dopo una settimana di appostamento, una sera, Ercolini era appena arrivato a casa, stava facendo la doccia, quando arrivò la chiamata dal capo del pool interforze: c’è stato una sparatoria con i sequestratori, un collega è ferito, bisogna fargli terra bruciata attorno tornate ad Acqui fate irruzione e portate tutti in Questura per il fotosegnalamento. Date le dimensioni dell’ovile avrete il supporto di una decina di uomini del reparto prevenzione di Torino guidati da un nuovo vice Commissario. Il capo fu chiarissimo: lui è il più alto in grado ma se succede qualcosa me la prendo con te. Appuntamento alla Questura di Alessandria dove ci sarà una pattuglia della Squadra Mobile. Ercolini
chiamò i suoi due collaboratori dicendo corriamo in ufficio prendiamo la macchina gli M12 e corriamo ad Alessandria. La ventina di minuti necessari a Ercolini per rivestirsi correre in strada, prendere la propria auto e raggiungere la Questura il vice Commissario fece a tempo a chiamarlo due volte informandolo che aveva a disposizione 15 uomini tutti con sistemi di protezione totale, si aveva detto proprio così, e arma lunga. Lui e i suoi uomini avrebbero atteso Ercolini con i suoi alla Squadra Mobile di Alessandria. In Questura il tempo di prendere una 155 mettere nel bagagliaio un giubbotto e un M12 e si parte lamentandosi che non erano riusciti neppure a prendere un panino perché “i torinesi” avevano fretta.
Ad Alessandria la prima sorpresa, la Squadra Mobile aveva organizzato una serie di arresti poco prima dell’alba quindi il personale era un Sostituto Commissario di 58 anni con due assistenti forse anche più vecchi, tutti e tre della segreteria. Ercolini avvisa il maresciallo che risponde “grazie preparo due macchine con i colori, quando intervenite fammi uno squillo e noi ci avviciniamo per coprire la strada che corre lungo il perimetro ovest dell’ovile”.
Tempo due ore e mezza o poco più e si presentano “i torinesi”. Viene messa sul tavolo la planimetria dell’ovile che ha un lato lungo un torrente. Il vice Commissario è ansioso e lascia un uomo al casello per osservare dall’alto una macchina lungo una strada a “coprire” un altro lato e due uomini sul greto del torrente, questi al momento dell’intervento accenderanno un faro iodolux con la raccomandazione: “Vicino al faro ci saranno due colleghi quindi nessuno spari a cinque metri dal faro”. Ercolini non ebbe dubbi e disse ai suoi: “Questi sono pericolosi noi entriamo per primi che i sardi stanno dormendo”.
Per l’intervento i giovani del reparto prevenzione indossano il GAP1, non quello in kevlar, quello con lastra di acciaio lungo fino alle gambe, e casco con visiera antiproiettile, imbracciando una M12, una trentina di chili ottimi per muoversi agilmente scavalcando una finestra e attraversando stanze arredate e porte. Ercolini sfonda la finestra e si precipita all’interno seguito dai suoi due uomini. I quattro sardi si svegliano con le torce e le armi puntate non provano neppure a reagire. Nello spazio utilizzato per dormire passano un paio di minuti poi appaiono gli uomini della segreteria di Alessandria che hanno tranciato la catena sul portone dell’ovile e fatto il giro. Dopo qualche altro minuto arrivano gli uomini con i sistemi di “protezione totale”, beh non proprio totale un paio di loro si sono feriti alle mani con i vetri della finestra nel tentativo di scavalcare.
Nel complesso l’azione ha avuto un buon esito in quanto altri basisti sono stati bloccati, tutti hanno raccontato qualcosa per alleggerire il proprio coinvolgimento e, dopo una dozzina di ore, il sequestrato è stato liberato e riportato a casa.