L’aquilone

Qualche settimana fa mi trovavo al Parco Franca Rame e leggevo , seduta su una panchina (quella rossa), un libro che, pur essendomi stato consigliato da una cara amica, si stava rilevando una delusione.

Vidi arrivare un bimbo che sapevo abitare in uno degli appartamenti del mio condominio e che spesso, prima del Covid , incrociavo sul portone al mattino presto quando con la sua mamma , una donna sempre trafelata , usciva per andare a scuola.

Sorridente e spensierato , teneva in mano un rocchetto con il filo mentre la sorella , una ragazzina di circa 13 anni ,dietro di lui, sosteneva un aquilone, un rombo fatto con della carta velina rossa.

Appena arrivò un alito di vento, la sorella disse al bimbo di correre più forte che poteva. Lei lo seguì e poco dopo l’ aquilone si alzò sopra le nostre teste. Il bimbo istintivamente tirò il filo che teneva nelle mani e, ovviamente, l’aquilone cadde a terra.

La sorella vide la delusione sul volto del bambino, lo prese per mano e si sedette con lui vicino a me, sulla panchina

“Possiamo ?” mi chiese “ Certamente “ dissi io facendo spazio a entrambi

Lei iniziò a spiegargli come funzionano gli aquiloni: “Vedi, Tommaso, l’aquilone viene tenuto in volo dal vento. Quando lo vedi sopra di te non devi tirare, devi invece dare corda e in questo modo lo vedrai alzarsi sempre di più nel cielo”. “Ma allora a cosa serve il filo che ho in mano? ”, rispose sospettoso e sempre più imbronciato il bimbo “Il filo serve a far sì che l’aquilone non voli via e si perda lontano. Devi trovare il giusto equilibrio lasciandolo da una parte trasportare dal vento e contemporaneamente mantenendo dolcemente sottesa la corda. In questo modo l’aquilone volteggerà ma non ti abbandonerà !”. Provarono di nuovo e dopo ancora altri insuccessi finalmente quel rombo rosso volò in alto tra le risate felici di Tommaso e di sua sorella.

Negli ultimi tempi mi torna spesso alla mente l’immagine di questi due fratelli e del loro aquilone.

Anche io ho ora tra le mani un filo sottile, invisibile che mi lega a te, figlio mio .

Ti vedo volare sopra di me e ti osservo mentre volteggi nel vento e inizi a tracciare disegni nel cielo della tua vita. Il filo è sotteso e percepisco le tensioni e i fremiti . Siamo uniti da questo filo io e te , ma è il vento che ti fa volare e se voglio continuare a godere delle tue evoluzioni devo saper dare corda quando il vento soffia più forte , ma devo essere pronta a recuperarla non appena la brezza diventa leggera

Come un aquilone tu appartieni al vento ma il mio cuore in questo momento è gioioso perché un legame invisibile unisce le nostre vite.

Sono consapevole ,pero’, del fatto che un giorno verrà un vento così forte che non riuscirò ad assecondare dando solo un po’ di corda. Quel vento ti farà volare in alto, sempre più in alto fino a farti quasi scomparire nell’azzurro del cielo. In quel momento pur avendo un po’ di voglia di piangere, urlerò al vento di continuare a farti volare e di prendersi cura di te, in modo che tu possa arrivare a sfiorare il sole senza mai cadere per terra.

E sono sicura che le lacrime torneranno indietro perché’ saprò che tu sei felice.