Parlo del mio papà

Oggi leggiamo insieme un racconto intriso di ricordi e di emozioni della nostra socia Elena che dalla vicina via Padova ci segue da sempre
Grazie, cara amica, per queste tue belle parole ! Torna a scriverci presto
Buona lettura a tutti !
Ogni settimana leggo i racconti di quartiere che l’Associazione Vivi Adriano pubblica su Facebook e mi sono sempre detta “ Anche io vorrei collaborare e scrivere qualcosa , ma cosa ? “
Come spesso accade il caso ci mette lo zampino e dà un aiuto quando meno te lo aspetti; questa mattina, in piena fase di riordino, sono incappata in un mio quaderno di scuola (quello dei temi d’italiano) risalente al lontano 1974 e invece di continuare a fare la “casalinga del sabato” mi sono immersa nella lettura di quegli scritti .
Come potete immaginare ho sorriso, anzi in alcuni momenti ridevo proprio a crepapelle, per le situazioni anche assurde che raccontavo, poi a un certo punto ho trovato il tema intitolato “Parlo del mio papà “ e siccome tra pochi giorni , precisamente il 10 luglio, sarebbe stato il suo compleanno e avrebbe compiuto , se fosse ancora qui sulla Terra, 81 anni, mi sono detta “ Ecco un racconto per ViviAdriano” che poi , detto tra noi, è anche un regalo che faccio a mio padre.
Siate clementi, voi che leggerete, va considerato che all’epoca avevo nove anni…
“Il mio papà si chiama Gino ed è molto buono con me. Fa il capitano dell’Aeronautica Militare e il suo è un lavoro molto faticoso, a volte deve fare anche il turno di notte e la mattina dopo , quando torna a casa, è molto stanco.
Nei giorni liberi preferisce leggere qualche libro giallo oppure mi porta al cinema. Mi vizia molto e mi compra quasi tutto quello che voglio, per esempio giocattoli, formaggini e patatine .
Un giorno mio papà mi ha portato dove lavora : è una stanza buia con tanti signori che hanno in testa la cuffia-radar. Davanti a questi signori che sono i suoi colleghi , c’era il radar che è un grande cerchio con tanti puntini e questi puntini segnalano dove si trovano gli aerei nel cielo.
Io, con mia mamma, una volta a sull’aereo ci sono andata davvero e al ritorno , siccome pioveva, l’aereo traballava : che paura ! Quando siamo scese dall’aereo c’era mio padre che ci aspettava e ci ha abbracciato a lungo, quasi mi schiacciava da quanto stringeva !
Tornando al mio papà vorrei concludere dicendo che oltre a essere bravo e buono è anche molto bello e,
come dice la mia mamma, sembra proprio un attore del cinema.
Gli voglio tanto, ma tanto, bene! “