Riflessioni dalla quarantena

Scritto da Davide Foi (studente della Scuola Secondaria di Primo grado Trevisani-Scaetta, classe 2B)

“Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita…Per me si va ne la città dolente, per me si va ne l’eterno dolore, per me si va tra la perduta gente…Lasciate ogni speranza, voi ch’intrate”. (Scritta sulla porta di ingresso dell’Inferno)
Nel rileggere queste frasi oggi, mi accorgo che acquistano un significato diverso rispetto a due mesi fa…forse perché la fuori qualcosa è cambiato. Due mesi fa è iniziato il nostro viaggio nella selva oscura: un luogo inesplorato, in cui nessuno sa come muoversi, di cui nessuno conosce la fine. E’ un luogo di incertezza, di dolore, di solitudine. La cosa migliore che abbiamo potuto fare, e che stiamo ancora facendo, è chiuderci in casa. Alla tv dicono che siamo nella “fase due”, ma nulla sarà come prima, dicono che dovremo cambiare le nostre abitudini, il modo di “vivere la socialità”: ma che significa? E poi, le nostre vite non sono già cambiate abbastanza?
Tanto per cominciare abbiamo smesso di andare a scuola e di svolgere la maggior parte delle attività sportive e di svago. Bisogna mantenere le distanze, portare sempre la mascherina, uscire solo se necessario.
Molti non possono lavorare, la maggior parte lo fa da casa, come mio padre. Lui ha sempre sperato di fare il telelavoro ma naturalmente non per questa ragione! Al contrario, medici e infermieri sono talmente impegnati che non possono tornare a casa dalle proprie famiglie. Sono come in trincea, alcuni sono costretti a fare scelte molto difficili perché non riescono ad aiutare tutti. Sono loro che restano vicino ai malati fino alla fine, isolati e senza il conforto dei propri cari: “non tutti gli eroi indossano la maschera”.
La città dolente si è svuotata, i mezzi pubblici sono deserti, in strada sfrecciano solo le ambulanze, sempre più frequenti. Solo gli ospedali e gli obitori purtroppo sono affollati.
Ma “le radici profonde non gelano, dalle ceneri rinascerà un fuoco, l’ombra sprigionerà una scintilla”…partendo da queste parole cerco degli aspetti positivi, qualcosa che faccia sperare per il meglio.
Cose piccole, di tutti i giorni. Per esempio, trascorrere tutto questo tempo a casa mi permette di parlare di più con la mia famiglia, pur non condividendo risate e battute di quella “allargata”. Mi mancano in effetti i miei nonni: le attenzioni che mi rivolgono, i dolcetti che mi fanno trovare quando pranziamo insieme, mi devo accontentare delle voci e degli sguardi attraverso la telecamera.
Siamo tutti un po’ più tranquilli, i ritmi sono meno frenetici anche se, ognuno ha i propri compiti da svolgere come sempre, ed è ovvio che la convivenza, a volte, crea qualche tensione che non si sfoga facilmente visto che siamo qui chiusi in casa. Non posso andare in piscina, attività che mi rilassa e mi libera la mente, ma posso giocare di più, rispetto a prima della quarantena, con i videogiochi ma anche al Lego, ma sempre dopo i compiti. Quasi ogni sera, guardiamo un film insieme, cosa che facevo solo il venerdì e il sabato, giorni in cui andavo a letto più tardi (purtroppo, però, i film decenti iniziano a scarseggiare). Ci sono altri aspetti positivi però: io, per esempio, suono più spesso il flauto traverso. Infatti, nel tempo libero ci si può dedicare ai propri hobby: che siano compilare la scheda del personaggio di D&D, creare modellini di carta, pitturare miniature, ascoltare musica, leggere e scrivere; ma anche chiacchierare con gli amici, se pur a distanza, tramite webcam e telefoni e confrontarsi per i compiti da svolgere. Gli apparecchi elettronici e internet oggi sono fondamentali per sentirci meno soli e in questo caso è vero! Non è uno slogan, una pubblicità, come prima della quarantena.
Ora, l’oggi è il domani ma anche il ieri. Ogni giorno è un susseguirsi di momenti uguali: è il “giorno della marmotta” che continua da parecchie settimane, ormai. Al contrario delle giornate in classe: sempre diverse grazie al rapporto con i compagni e gli insegnanti. L’isolamento, la monotonia mi hanno fatto rivalutare ciò che facevo prima, che davo per scontato e che spesso sottovalutavo…ora ne sento la mancanza.
Un aspetto quotidiano è senz’altro la noia di quando non si ha voglia di decidere cosa fare o di quando vuoi solo che qualcuno ti dica: “Mmh…Vediamo chi interrogare” e tutti si nascondono dietro il libro o “la radice quadrata di 169 è 13, scrivete sul quaderno”. Per me è molto strano vivere senza una “griglia” ogni giorno di questa quarantena. Senza uno schema quotidiano, anche se da infrangere, ma comunque una certezza. Mi sento più libero, ma quasi perso. Mi è sempre riuscito difficile prendere decisioni, scegliere una cosa piuttosto che un’altra e, di questi tempi, mi capita molto spesso.
Viviamo un periodo molto doloroso e difficile con molti aspetti negativi, si; ma anche con molti altri positivi. In conclusione, penso che vivrò questo momento con allegria, piuttosto che con disperazione. Preferisco vedere il bicchiere mezzo pieno che rattristarmi per quello mezzo vuoto. E’ sicuramente un momento duro ma non sarà disperandoci che vinceremo, anche questa volta, la paura.
“Tanto ch’io vidi de le cose belle
che porta l’ciel, non per un pertugio tondo.
E quindi uscimmo a riveder le stelle”.

Riflessioni dalla quarantena racconti - Associazione ViviAdriano